Iniziamo dicendo che questa non vuol essere una giustificazione a qualche partita “appannata”, ma è sotto gli occhi di tutti ormai l’accanimento contro la Lazio.

 “Voli liberi in area” che diventano inspiegabilmente rigori a favore degli avversari, contatti fisici ai danni dei biancocelesti che l’arbitro vede come naturale svolgimento del gioco e soprattutto gol di mano impunemente convalidati.

Il VAR, o meglio, coloro che lo hanno interpellato, non sono mai stati benevoli con la Lazio, più che altro hanno dato una personale ed inesistente interpretazione. 

Questo ha portato la squadra di Inzaghi ad essere continuamente defraudata dalla classe arbitrale italiana.

Si va dal rigore non fischiato su Luis Alberto contro il Milan, fino ad arrivare al fallo su Immobile non punito dal direttore di gara nel match contro il Cagliari.

E pensare che il caro VAR era nato appunto per evitare i soliti dubbi che possiamo avere ad occhio nudo. 

La tecnologia doveva mettere pace, ma sembra proprio che per la Lazio non funzioni.

Abbandoniamo le teorie complottiste, i fatti però continuano a parlare da soli: 53 punti che sarebbero potuti essere di più e questo diventa un danno se prendiamo la lotta al piazzamento in Champions.

Inter, Roma, Lazio e adesso anche il Milan sta prendendo quota, sono tutte lì ad una manciata di punti e quindi un pareggio, uno scontro diretto, una vittoria, insomma una qualsiasi cosa, può assumere un peso determinante.

Peccato che solamente coi biancocelesti il VAR non esiste o comunque l’arco della sua esistenza è compreso nel tempo di assegnare il rigoretto all’avversario di turno, oppure non si attivi quando il gol è segnato con le mani.

Tutto è ammesso, tutto è giusto… sì, con gli altri.

Normale che sia scoppiata la rabbia nell’ambiente laziale… E non è piagnisteo, sentirsi perseguitati o pretendere qualcosa a cui non si ha diritto: è solamente un invito a “guardare” l’ovvio!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *